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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254911
Saltini, Guglielmo Enrico 23 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

amico sincero: il quale per rivendicarlo dall’oblio immeritato ne scrisse una bella memoria biografica. E veramente fu degno di lode, perchè ebbe nell

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il giovinetto tirato da naturale disposizione all’architettura, seppe fere suo pro delle lezioni del Paoletti; sotto il quale anche in privato andò

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che fece sul Serchio, e la ricostruzione in città del teatro del Giglio quale oggi si vede, sono opere pregevoli; singolarmente quest’ultima, che ha

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ancora il ponte detto di Santa Trinità presso la fortezza vecchia, e devesi a lui il lodatissimo progetto per gli Spedali, secondo il quale si

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fece in patria. Ricordiamo il Conservatorio della Santissima Annunziata da lui nel 1824 ridotto quale oggi si vede, e dove è ammirabile la scala voltata

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maestri. E da ciò si potrebbe trarre argomento di vita; la quale vogliamo sperare apparirà manifesta a questo concorso aperto per la facciala di Santa

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noi ricordarne brevemente le più famose statue. E prima quella voluttuosa Baccante, la quale menò tanto grido di sè, e che sebbene respiri tutta

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morale (nella quale operazione della mente, non ebbe fin qui, nè forse avrà mai chi gli stesse a paro), cercava nel vero le forme più adatte a

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dardo col quale disegna ferirti. Questo putto insieme al piccolo pescatore (1861), fu sempre ammirato da quanti lo videro, perchè v’è dentro ispirazione

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Firenze e alla scuola toscana, la quale, spero non vorrà negarmelo alcuno, tiene anch’oggi il primato sopra d’ogni altra italica. Non chiediamo già

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Ecco quali furono gli artisti principali toscani o fattisi toscani educati alle vecchie scuole; quali i lavori meglio pregiati del tempo loro; quale

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natura, facesse nascere una nuova scuola accademica, che volle dirsi, e male a proposito, classica; la quale trapiantando in Italia il gusto tal volta

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, nelle pareti e nelle lunette della quale dipinse l’Incoronazione della Vergine, la Chiesa Militante, e il voto fatto dai Fiorentini dopo la pestilenza

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giovinetto Francesco, che lo andava aiutando in quell’opera, piacque al principe Leopoldo, il quale postogli singolare affetto, con reale stipendio, che del

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ornati di stranissime fogge; la seconda barocca nell’insieme e nel disegno scorretta, non ha altro pregio tranne la tenacità della materia, la quale

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, oriunda di Francia, ma da lungo rimasta tra noi, la quale di padre in figlio eredò l’amore all’arte, e n’ebbe sempre sotto i Lorenesi la direzione. E

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bulino degno di ricordanza onorata. Vero è che le opere sue e dei suoi contemporanei, in mezzo a molti pregi, risentono di una certa tal quale asprezza

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fondata in Milano (1790) una scuola d’intaglio in rame, gliene affidò la direzione. E scuola fioritissima fu questa, dalla quale usci Giuseppe Longhi

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gratuita di disegno a benefizio della gioventù, diede origine all’attuale Accademia di Belle Arti, della quale poi venne creato direttore. Tra le

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conto del Volpato (1781); il quale moltissimo sperando da lui, volle stringerlo a sè anche coi legami della parentela e gli dette in isposa la propria

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così detto Caffeaus nel giardino di Boboli, eretto nel 1776, e dal quale si offre allo sguardo gran parte della sottoposta Firenze e dei suoi contorni

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Giovita Garavaglia di Pavia (n. 18 marzo 1790, m. in Firenze il 27 aprile 1835), fu allievo prima dell'Anderloni, al quale prestò aiuto nella

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; intorno alla più vera effigie della quale lesse (1824) nella Società Colombaria, a cui appartenne, una bella ed erudita memoria. — GALGANO CIPRIANI

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